La gestione ambientale come scelta strategica
La crescente attenzione della comunità internazionale per le problematiche ambientali e l’ormai comprovata sensibilità dei consumatori verso il tema dello sviluppo sostenibile, hanno notevolmente cambiato la percezione che il mondo delle imprese ha nei confronti delle tematiche ambientali quali la produzione e gestione di rifiuti, il consumo di energia, le emissioni in atmosfera o l’utilizzo di risorse naturali limitate. Oggi giorno la tutela dell’ambiente è giustamente considerata una delle principali leve su cui un azienda può costruire una solida strategia di crescita. Storicamente, il procedimento che ha dato vita e sostenuto questo cambiamento è quello che ha portato alla pubblicazione dello standard internazionale ISO 14001: “Sistemi di Gestione Ambientale”.
Il processo di revisione della norma ISO 14001
A partire dalla sua prima pubblicazione nel 1996, lo standard 14001 ha raccolto un notevole consenso. Oggi giorno, in Italia, vi sono oltre 18.000 organizzazioni/unità operative dotate di un sistema di gestione ambientale certificato ai sensi della norma ISO 14001.
Nel 2011 è partito un processo internazionale di revisione dello standard, che ha come obiettivo quello di fornire al mondo delle imprese uno strumento sempre più in grado di interpretare le necessità delle aziende di fare business intervenendo:
• Sull’integrazione degli obiettivi ambientali nella strategia aziendale;
• Nel rafforzamento del rapporto tra gestione ambientale e sviluppo sostenibile;
• Nello sviluppo di percorsi di eco-progettazione di prodotti e servizi.
Primo importante appuntamento con “ L’impronta idrica” a dicembre 2012 presso PadovaFiere
Un primo confronto sul tema dell’acqua si è svolto a dicembre 2012 quando PadovaFiere ha ospitato il Gruppo di Lavoro ISO che si sta occupando di sviluppare un nuovo standard internazionale “ISO 14046 – Water Footprint. Requirements and Guidelines”. Usiamo molta acqua per bere, cucinare e lavare, ma ancor più per produrre cibo, carta, vestiti in cotone, etc. L’impronta idrica è un indicatore che consente di calcolare l’uso di acqua, prendendo in considerazione sia l’utilizzo diretto che quello indiretto di acqua, del consumatore o del produttore. Problemi legati all’acqua sono spesso strettamente collegati alla struttura dell’economia globale. Molti paesi hanno esternalizzato in modo massiccio la loro impronta idrica, importando da altri luoghi quei beni che richiedono una grande quantità d’acqua per essere prodotti. Questo mette sotto pressione le risorse idriche dei paesi esportatori dove troppo spesso scarseggiano meccanismi finalizzati ad una saggia gestione e conservazione delle risorse d’acqua.
Nel corso dello svolgimento dei tavoli di lavoro sul Water footprint a Bangkok, l’Ing. Alessandro Manzardo – coordinatore del GL 10 “Gestione ambientale di prodotto” – ha presentato durante il plenary la candidatura dell’ Università di di Padova e di PadovaFiere per ospitare i gruppi di lavoro a Padova. La candidatura è stata approvata anche a livello di comitato internazionale. “Di water footprint non si parla ancora molto in Italia – ha dichiarato Manzardo – ma di fatto è un tema che sta interessando molti paesi sia a livello europeo sia mondiale. Stiamo infatti andando incontro ad un periodo di grande scarsità d’acqua dovuta sia ai cambiamenti climatici, sia all’aumento della popolazione mondiale, sia ai processi industriali che inquinano questa importante risorsa. Per questo motivo qualche anno fa – anche a seguito della preoccupazione manifestata da alcune multinazionali con sedi in paesi con scarse risorse idriche – si è avvertita la necessità di sviluppare dei riferimenti metodologici che permettessero al consumatore di riconoscere quei prodotti che effettivamente richiedono una minore quantità d’acqua per essere realizzati. Ci sono molte imprese che hanno consumi idrici importanti e che cercano uno strumento per gestire in modo più opportuno questa risorsa e capire dove intervenire per ridurne il consumo.
Da qui il water footprint, una misura che quantifica gli impatti ambientali relativi all’utilizzo della risorsa idrica che è proprio di un prodotto, di un processo o di una organizzazione”. “Ci sono paesi come la Francia – ha concluso Manzardo – in cui sono già stati varati dei provvedimenti legislativi (legge Grenelle) che prevedono che tutti i prodotti in vendita debbano riportare in etichetta il carbon footprint (ossia quanta CO2 viene emessa per produrre quel bene o fornire quel servizio) e il water footprint. Quello che stiamo facendo a livello ISO è cercare di definire un quadro che renda più consapevoli i consumatori, i produttori e i rivenditori in fase di scelta e di acquisto dei prodotti”.